Montefiore dell’Aso
Il colle dei pittori
Comune di MONTEFIORE DELL’ASO
(Provincia di Ascoli Piceno)
Altitudine
m. 411 s.l.m.
Abitanti
2326
info turismo
Comune, Piazza della Repubblica 2 Tel. 0734 939019
IAT, Piazzale San Francesco – Tel. 0734 938743
www.comune.montefioredellaso.ap.it
Il nome
La tradizione lega il toponimo Montefiore al culto della Dea Flora (Mons Floris), divinità campestre venerata dalle antiche popolazioni italiche prima della conquista
romana.
La storia
IX-IV sec. a.C., corredi sepolcrali appartenenti alla civiltà picena rivelano la presenza di un luogo abitato sin dall’età del ferro.
I-II sec. d.C., a testimoniare il periodo romano rimangono sporadici resti di villae e i segni di una necropoli (grotte e colombari).
III-V sec., nei primi secoli del cristianesimo Montefiore diviene sede di una pieve, ossia di una chiesa battesimale con giurisdizione su un vasto territorio, dedicata a Santa Lucia.
1178, un documento parla di due castelli, Montefiore e Aspromonte, che danno vita, uniti in un unico centro abitato, al libero Comune di Montefiore.
Il toponimo Aspromonte, che ancora dà il nome a una contrada, resta legato, secondo la leggenda, a un’aspra battaglia qui combattuta tra l’esercito di Carlo Magno e le orde saracene guidate da Almonte. 1378, il Comune entra nell’orbita di Fermo, che lo governa con un podestà di sua nomina.
XV sec., con la fine dei liberi Comuni, anche Montefiore entra nel dominio dello Stato Pontificio che, per una migliore difesa del castello, provvede ad ampliare verso la fine del secolo la cinta muraria. XVII-XVIII sec., la vita politica del Comune è gestita per conto dello Stato della chiesa da nobili e proprietari terrieri che non favoriscono il progresso economico e civile di Montefiore.
Un piccolo borgo e tre pittori: uno nato tra queste dolci colline, un altro ospitato qui con le sue opere dalla solare Puglia e cittadino onorario, e il terzo, veneziano – il grande Carlo Crivelli – che nelle amate Marche ha trovato il suo ambiente ideale.
La Valdaso, di per sé, ha qualità pittoriche, perché ha conservato quasi immutato – forse più di ogni altra valle delle Marche – il “bel paesaggio” qual era raffigurato negli sfondi dei dipinti rinascimentali: una fitta rete poderale con le case coloniche sparse, e le diverse sfumature di verde degli appezzamenti a bosco, frutteti, vigneti, orti, seminativi. I colli, in autunno, prendono le gradazioni del giallo, dell’ocra e del marrone, i monti hanno trasparenze azzurre, il mare all’orizzonte è verde e l’aria si fa di cristallo in inverno intorno ai Sibillini innevati. Forse erano questi i colori che aveva negli occhi Carlo Crivelli, quando intorno al 1468 approdò nelle Marche dopo una giovinezza errabonda e piena di guai, per restarvi fino alla morte. A Montefiore dell’Aso lascia un polittico di sconvolgente bellezza: basta osservare la figura della Maddalena per capire tutto il senso e le sfumature di un’epoca. Quello sguardo impreziosito di una punta di malizia che si appoggia sul fasto decorativo del vestito, sopra i seni compressi dentro i ricami gotici, non si scorda più. Come non si scordano i nudi preraffaelliti e dannunziani di Adolfo De Carolis, e soprattutto i suoi paesaggi, i Mandorli, le Ginestre: “il paesaggio d’amore / e il breve cimitero con i suoi tristi nomi”, come scriveva Rilke. Il pittore Domenico Cantatore (1906-98) è il terzo grande artista che ha lasciato il suo segno qui, sul monte del fiore.
Montefiore dell’Aso è un delizioso paese del Piceno, posto in collina tra le valli del fiume Aso e del torrente Menocchia. Il suo orizzonte spazia dai Monti Sibillini al mare, distante solo pochi km. Il centro storico è abbastanza ben conservato: sono rimasti notevoli tratti di cinta muraria muniti di porte e sei torrioni risalenti ai secoli XV e XVI. La visita offre gradevoli scorci e preziose testimonianze del passato storico e artistico del borgo.
Dal Belvedere De Carolis, suggestivo terrazzo panoramico, attraverso la porta Aspromonte si entra nel centro storico e si giunge in piazza della Repubblica, il cuore del paese dominato dalla collegiata di Santa Lucia. La chiesa è completamente rifatta in stile neoclassico, ma le sue origini sono antichissime, tra il III e il V secolo, e vanno ricercate nella pieve che è stata poi ricostruita all’interno delle mura castellane nella seconda metà del XV secolo. Nel nuovo edificio (trasformato e ampliato in un lungo arco di tempo: dal 1730 al 1850) è stato reinserito il portale della chiesa Madre, costituito da conci di arenaria con formelle scolpite a bassorilievo raffiguranti simboli paleocristiani risalenti ai secoli XI-XII. Si può ammirare il portale, detto della Pinnova, nel retro della Collegiata. Nel 1900, in occasione dell’Anno Santo, la chiesa è stata riccamente decorata da artisti della scuola fermana. Degni di nota sono il soffitto a cassettoni impreziosito da stucchi, rosoni e ornamenti a rilievo, le tempere di Luigi fontana che raffigurano la vita di Santa Lucia e il coro di legno di noce del XVII secolo. Dalla Collegiata è tornata a una collocazione più naturale, il polo museale San Francesco, la meravigliosa pala d’altare che il pittore veneto Carlo Crivelli dipinse intorno al 1474 per la chiesa, appunto, di San Francesco. Di quello che originariamente era un polittico a cinque scomparti più predella e cimasa lignea, rimane oggi un trittico: campeggia al centro la rude figura di San Pietro che contrasta nettamente con le delicate immagini di Santa Caterina d’Alessandria a sinistra, con la ruota e la palma del martirio, e di Santa Maria Maddalena a destra, con gli unguenti e il mantello rosso fuoco, simboli della Passione. Nella parte superiore sono rappresentati San Ludovico da Tolosa a destra, Santa Chiara al centro e un altro Santo francescano a sinistra, dall’incerta identità. Come tutte le opere di Crivelli, anche questa brilla per fantasia decorativa e risalto psicologico, soprattutto nella figura di Maria Maddalena, che della passione incarna più il lato umano che quello spirituale.
La chiesa di San Francesco è stata costruita tra il 1247 e il 1303 con i proventi delle elemosine raccolte dai frati. Conserva l’originario stile romanico-gotico nella struttura esterna e nel portale del 1303, custodito in sacrestia. Radicali ristrutturazioni, avvenute fra la metà del XVII e la metà del XVIII secolo, hanno trasformato l’interno in senso barocco.
I palazzi Egidi, De Vecchis, Montani, Vitali, Farsinelli, De Scrilli, Rossi, Ciarrocchi, Simonetti sono tutti stati costruiti tra Sei e Settecento, l’epoca d’oro del borgo.
Poco fuori del centro, la chiesa di San Filippo Neri è stata edificata sulla base di una chiesetta costruita fra il 1573 e il 1605 intitolata a Santa Maria del Monte, e ristrutturata alla fine del XVII secolo. Vicino a San Filippo sorge la chiesa del Corpus Domini con annesso monastero domenicano (1846).
Da ricordare, infine, tre edifici di culto extraurbani compresi nel territorio di Montefiore: lungo la strada provinciale che conduce a Carassai, la piccola e deliziosa chiesa campestre di Santa Maria delle Grazie, che fa pensare a una breve preghiera nel verde dei prati, e quella di Santa Maria della Fede; lungo la via che conduce a Campofilone, la chiesetta di San Giovanni Battista.
Passeggiate naturalistiche, circuito agrituristico attrezzato; parco comunale con impianti sportivi.
Golf Club “I Lauri”, tel. 0735 72525.
“Un ondeggiar di lieti colli, di ridenti piagge e di spaziosi campi, con quinci il mar da lungi e quindi il monte…”. Siamo nelle Marche di Leopardi, un paesaggio che ancora può essere contemplato nella sua serenità dall’alto di numerosi e antichi borghi. Il modo migliore per conoscerli è raggiungerli a piedi come i viandanti di un tempo, attraverso strade bianche e sentieri ondeggianti nelle colline. Ci si immerge in un paesaggio rurale vecchio di secoli, costruito intorno alla chiesa di campagna, il mulino, la fontana, la piccola frazione. Da Montefiore si raggiungono in breve i castelli di Moresco, Monterubbiano, Ponzano di Fermo, Monte Gilberto, Petritoli, Monte Vidon Combatte, la rocca di Montevarmine e, verso l’Adriatico, Massignano e Campofilone. Info: Associazione Valdaso – tel. 0734 917016, www.associazionevaldaso.it
Polo Museale San Francesco, tel. 0734 938743 – 328 1775908. Allestito nel chiostro del XIV-XVI secolo annesso alla chiesa di San Francesco, grazie alla recente ristrutturazione consente di ammirare le opere degli artisti che hanno dato lustro al paese: primo fra tutti Carlo Crivelli, cui è dedicata la sala in cui è esposto il meraviglioso trittico che l’artista realizzò agli inizi degli anni ’70 del Quattrocento per la chiesa dei Minori Conventuali di Montefiore dell’Aso.
Museo Domenico Cantatore: accoglie opere del pittore e incisore pugliese cui è dedicato (1906-1998): litografie, acqueforti e acquetinte raffiguranti contadini pugliesi, ulivi, nature morte, figure femminili in interni dimessi come le “Odalische casalinghe”, paesaggi ispirati dalla frequentazione delle contrade picene.
Centro documentazione scenografica Giancarlo Basili: intitolato allo scenografo di Montefiore, ricostruisce nei suoi spazi alcuni set di film d’autore contemporanei.
Museo Adolfo De Carolis: la collezione raccoglie circa 500 opere del celebre artista nato a Montefiore dell’Aso, tra cui disegni, bozzetti e xilografie acquisiti dal Comune. Della raccolta fanno parte i 69 bozzetti ad olio realizzati per gli affreschi del Salone dei Quattromila nel palazzo del Podestà di Bologna, e circa 250 disegni, studi e bozzetti donati dalla famiglia diCarlo De Carolis.
Museo della Civiltà Contadina: l’attuale allestimento scenografico comprende quattro sezioni relative all’aia, alla casa, al lavoro e alla campagna, e oggetti e attrezzi riguardanti la vita domestica e il lavoro dei campi, provenienti dalle famiglie del territorio di Montefiore.
Carnevale, domenica e martedì grasso, sfilata di carri allegorici e maschere.
L’Infiorata accompagna la processione del Corpus Domini con tappeti di fiori e di essenze naturali lungo tutto il percorso.
Sagra della Frutta, prima settimana di agosto sagra storica del borgo, vetrina della migliore produzione ortofrutticola locale e degustazione di piatti tipici.
Maialata in piazza: settimana di ferragosto, sagra di prodotti suini con stand gastronomici.
Fiera Grande d’Autunno: terza domenica di settembre. E’ un evento molto antico, risalente al ‘600., si tratta dii un tradizionale mercato di prodotti tipici e artigianali, laboratori didattici di antichi mestieri e intrattenimento.
Castagnata in piazza, ottobre: dolci a base di castagne e vino novello.
Festa del Patrono Santa Lucia, fine settimana dell’Ascensione
Con i vincisgrassi, ovvero la ricca lasagna picena, si raggiunge in Valdaso la perfezione. Con la sfoglia povera, senza uova, si fanno i tajuli e i taccu, rispettivamente in brodo e asciutti con ragù di verdure, maiale, sarde o baccalà.
Il salame ‘Montefiore’ all’erba’: Un prodotto di altissima qualità dove la tritatura delle carni suine è stata eseguita rigorosamente a mano con l’aggiunta di alcuni ingredienti tipici dell’insaccato locale, particolarità innovativa è l’utilizzo dell’Erba Luigia (Lippia Citrodora).
La Valle dell’Aso, così come ha conservato il paesaggio, l’arte, la storia, ha gelosamente custodito anche i segreti dell’antica cucina, basata su ingredienti semplici e naturali: legumi, cereali, verdure, olio e maiale per i condimenti, vini: Rosso Piceno, Falerio e Pecorino.
Ospitalità
Agriturismo I Cigni
Splendida struttura situata tra vigneti e uliveti. Piccolo complesso turistico con il benvenuto di Patrizia & Luigi.
Contrada San Giovanni, 55
+39 0734 938456
+39 340 8080019
www.agriturismoicigni.it
Casa Vacanze Nolly
Vicina al mare in una splendida cornice naturalistica. Anche location per eventi, feste e matrimoni.
Contrada San Giovanni, 55
+39 0734 938326
+39 340 8080019