fortunago-stemmaFortunago
La dolcezza del tempo

Comune di FORTUNAGO
(Provincia di Pavia)
Altitudine
m. 483 s.l.m.
Abitanti
420 (50 nel borgo)

Patrono
San Ponzo, 14 maggio
info turismo
Pro Loco, Tel. 0383 875213
www.comune.fortunago.pv.it

Lo spirito del luogo

fortunago-stemmaIl nome
Il nome rivela le origini celtiche del luogo: Fortunacus ha desinenza –aco che è contrazione di mag, ovvero “casa presso un’acqua”. Infatti vi è qui una fonte di acqua perenne. Secondo altri, il nome rimanderebbe alla dea Fortuna, a memoria di un tempio dedicato alla divinità pagana.

 

La storia
VI-III sec. a.C., i Celti invadono la pianura padana e la zona degli Appennini; tra i loro numerosi insediamenti vi è anche Fortunago. V-VIII sec. d. C., dopo la caduta dell’impero romano le tribù germaniche si insediano nell’Italia del nord; tra queste i Longobardi, che stabiliscono la loro capitale a Pavia. Grazie a loro si diffonde nelle terre dell’Oltrepò pavese l’uso della carne conservata, da cui discende la nobile arte della produzione di insaccati.
950, Fortunacus appartiene con i comuni limitrofi al Comitato di Tortona, sottoposto a Oberto, marchese della Liguria.
1047, una bolla episcopale fa supporre che il feudo sia passato sotto la giurisdizione del Vescovo di Pavia.
1164, Federico Barbarossa consegna il feudo al principato di Pavia e, in particolare, ai nobili Malaspina, difensori degli interessi imperiali. Un diploma di Enrico IV del 1191 conferma la sudditanza di Fortunago a Pavia ed è il più antico documento tuttora conservato del borgo.
1362, Fortunago è preso da Luchino Dal Verme, capitano dei Visconti.
1470, Pietro dal Verme ottiene l’investitura feudale da Gian Galeazzo Maria Sforza, ma nel 1485 muore avvelenato da Ludovico il Moro. Questi l’anno seguente assegna i suoi possedimenti nel Pavese al cognato Gerolamo Riario, signore di Imola e Forlì.
1546, i Riario vendono a Cesare Malaspina il feudo, che torna così sotto gli antichi signori, rimanendovi fino all’estinzione del feudalesimo.
1713, con il trattato di Utrecht l’Oltrepò passa sotto la dominazione austriaca e, una trentina d’anni dopo, è ceduto ai Savoia. Alla fine del ’700, con la rivoluzione napoleonica, passa sotto la giurisdizione francese e infine torna ai Savoia.
1859, la provincia di Pavia entra nel regno d’Italia.

“Mi andrebbe, di novembre, essere un picchio dei boschi”, scriveva il poeta W. C. Williams.
Basta uscire dal paese, che è immerso nel verde, per abbracciare la bellezza selvaggia dei boschi di roverella e castagno che racchiudono come una perla, tra la flora spontanea e rara, la fragola selvatica. Qui bisogna venire in primavera, quando il bosco è tutto una fioritura di primule, narcisi e pervinche. Ma anche i campi coltivati a frumento regalano colori: dentro il giallo solare delle spighe si apre l’azzurro dei fiordalisi. Pieno di sole, di brezze e di bufere primaverili, questo luogo di antiche pietre rimesso a nuovo incita a una bellezza possibile, conciliabile con le esigenze della modernità.
Nelle osterie un bicchiere di vino; in casa, il fuoco scoppiettante nel camino; fuori, il ritrovato silenzio della campagna; il cuculo e il picchio nei boschi.

L’ingresso nell’Olimpo dei Borghi più belli d’Italia Fortunago lo deve a un attento e funzionale recupero delle atmosfere del passato. Le facciate tutte in pietra a vista, i serramenti di legno in tinta naturale, la pavimentazione delle strade in mattonelle di porfido, l’illuminazione curata e soffusa, le panchine di legno, i cestini in ghisa, l’attenzione estrema per il verde pubblico, rendono questo paese adagiato sulle colline dell’Oltrepò pavese un perfetto esempio di equilibrio tra modernità e tradizione.

Il recupero architettonico nel rispetto delle forme e dei materiali originari implica che alluminio, tapparelle, intonaci lisci siano banditi. Ed è così che in Fortunago rivive con naturalezza e semplicità quel piccolo mondo antico fatto di eventi minimi e di nostalgia per ciò che non c’è più.

Buon gusto ovunque: la pietra viva degli esterni, i fiori ai balconi, i ceri in chiesa, le siepi tagliate, gli insetti nei campi di mele, gli uccelli sparsi nelle vigne, la focaccia cotta sulla pietra, gli abitanti gentili.

Passeggiando nel borgo si possono ammirare una torre, che è quel che resta dell’antica rocca, insieme a un tratto di mura. C’è poi la chiesa parrocchiale della seconda metà del Cinquecento, ed un Oratorio risalente al XVII secolo.

Degna di nota è anche la secentesca chiesa di San Giorgio, che conserva un trittico a tempera su legno, con la tavola centrale formata Pesina e databile al XVI sec. Nella lunetta sopra il portale c’è una pregevole Annunciazione affrescata.

Appena sotto la chiesa si notano i resti dell’antico castello con le fondamenta di una torre rettangolare risalente al Quattrocento e alcune tracce di mura. Interessante anche l’attuale municipio che deriva da un’antica casa-forte.

Ma è tutto il paese, vestito a nuovo, ad ammaliare come una vecchia poesia, una nuova canzone.

 

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Passeggiate, escursioni nei boschi su sentieri attrezzati, campi di calcio e tennis (tel. 0383 875531). Eliporto, (classe H2 ENAC), panoramico. Azienda Faunistica “Montebelletto”, Loc. Montebelletto.

Il vecchio maniscalco, il profumo del pane cotto nel forno a legna, la frutta che ha ancora il sapore di una volta, una sorgente di acqua minerale proprio dietro al ristorante dove si beve del buon vino: Fortunago è il rifugio ideale per ritrovare emozioni che si credevano perdute.

Per fuggire lo stress, ci sono anche i 400 ettari di bosco protetto, con percorsi segnalati e aree di sosta, all’interno di un più vasto territorio collinare con i suoi piccoli borghi, le antiche pievi, i castelli, i lunghi filari di vite, le strade dei vini e dei sapori dell’Oltrepò pavese.

Il Parco Locale di Fortunago è una sorta di museo vegetale all’aperto, che comprende tutte le specie di alberi d’alto fusto autoctone dell’Appennino. Sono possibile visite guidate e percorsi educativi.

Un Auditorium nuovo di zecca ospita, spettacoli, festival, eventi, mostre d’arte ed è anche teatro, Enoteca dell’Oltrepò Pavese e vetrina di prodotti tipici.

Sagra della schita, la focaccia locale, in piazza del Municipio, fine luglio.

Festa della paciada, un’occasione per gustare antichi piatti di questa terra, il 14 agosto.

Sagra delle porchette, 15 agosto, in località Sant’Eusebio.

Giardino d’Estate Events, loc. Costa Cavalieri, serate danzanti con orchestre di ballo liscio, luglio-agosto, tel. 0383 875247. Bar e grigliate.

I malfatti sono un piatto vegetariano a base di erbette (in particolare bietole), pane grattugiato, formaggi e uova. Ottimo anche il brasato (carne di manza) in umido con spezie e vino Bonarda.

Il salame di Varzi è tutelato dalla denominazione d’origine europea e ha lontane origini longobarde. Ha un disciplinare severo riguardo alla provenienza delle carni (di puro suino), al metodo di allevamento e alla stagionatura. Aromatizzato con pepe nero e infuso di aglio in vino rosso, è tenero, non grasso, dolce e intensamente profumato.