stemma_garessioGaressio
Quattro passi tra le mura

Comune di GARESSIO
solo Borgo Maggiore (Provincia di Cuneo)
Altitudine
m. 621 s.l.m.
Abitanti
3500 (250 nel borgo)

info turismo
Ufficio Turistico – piazza Carrara 133  – Tel. 0174 805670 – 803145
Municipio – piazza Carrara 131  – Tel. 0174 805611
www.comune.garessio.cn.it  segreteria.garessio@reteunitaria.piemonte.it

Lo spirito del luogo

stemma_garessioIl nome
Due le ipotesi per il toponimo Garessio: dal provenzale ilex, “quercia”, da cui garriguo, “campo coperto di querce”; o da garricus, “terreno incolto”, con la presenza di un suffisso che indicherebbe “luogo di passaggio”. Dagli Statuti medievali si ricava che la piana di Garessio e la collina di San Costanzo erano ricche di querce.

 

 

La storia
IX-X sec., arrivano in questa zona – già abitata dagli uomini preistorici (grotte del Gray e di Valdinferno), dai Liguri e dai Romani – i pirati e predoni saraceni che hanno base a Frassineto (l’attuale St. Tropez); la frazione Eca Nasagò (vuol dire “luogo di battaglia cruenta”) porta ancora nel nome la memoria di quei fatti; nel 950 ca. si costituisce la Marca Aleramica; nel 1064 compare per la prima volta in un atto pubblico il nome Garexium. 1090 ca., è fondata la Certosa di Casotto.
1276, passata sotto i marchesi di Ceva, che vi hanno costruito il castello, Garessio, in cambio di aiuti militari, ottiene dal marchese Giorgio II il Nano gli Statuti raccolti nel “Libro della Catena” conservato presso la Biblioteca comunale. 1635, è distrutto dai Savoia il vecchio castello, i cui ruderi ancora dominano il Borgo Maggiore. 1794, le truppe napoleoniche occupano il borgo.
1814, Garessio ritorna sotto i Savoia condividendone le sorti, prima con il Regno sabaudo e poi con l’Unità d’Italia.
1870, il re Vittorio Emanuele II concede a Garessio il titolo di Città.

È un paese antico e importante, Garessio, per la sua storia, per gli scrittori che l’hanno frequentato (Gozzano, Calvino, Guareschi), per gli artisti che l’hanno amato (Richard West, Golia, Giugiaro padre e figlio), per tutte le vicende che hanno lambito le sponde del Tanaro, il fiume cui sovrintende la divinità celtica che forse gli ha dato nome, Taranis. Il nome del borgo, invece, viene dalle querce in mezzo alle quali è sorto; infatti, c’è qualcosa di nodoso e selvatico nella vecchia Garessio, che dai raffinati negozi del centro si spinge fino alle spopolate frazioni di montagna dove resiste qualche pastore, tra il profumo dei formaggi d’alpeggio. Ci sono i mattoni, il cotto, la tonalità prevalente del rosso, che danno calore al Borgo Maggiore, alle sue case e alle sue chiese, quasi a difenderlo dalle scorribande del vento che viene dal mare e che qui chiamano affettuosamente “marino”. Ma è un vento che si fa sentire, scompiglia i capelli. La compostezza piemontese s’incrocia con il carattere ligure – siamo al confine tra le due regioni – e ne nasce un interessante ibrido, così che Garessio è vicina al mare ma è un paese di montagna. Il vecchio Bricco, che avrebbe bisogno di un grande restauro, Porta Jhape, i ‘cannavugli’, la torre Clocharium sono nomi antichi, ricchi di memoria. Parte da qui il riscatto di Garessio.

Ai piedi del Colle San Bernardo si trova l’antico paese di Garessio, che non si presenta come un unicum compatto, ma si snocciola su pianori e salite, diviso in frazioni e borgate. Poiché a noi interessa il borgo medievale, che qui si chiama Borgo Maggiore.

Iniziamo la nostra visita da via Cavour, percorrendo la quale verso sud si arriva alla Porta Rose, antica torre oggi sede di una galleria d’arte. Qui iniziava la parte più antica del ricetto, risalente al 1100 circa, che era circondato da mura, torri, porte e postierle di cui resta qualche traccia. Porta Rose ne costituiva l’accesso principale ed era difesa da un ponte levatoio posto tra due torri. Quella di destra esiste ancora ma è inglobata in un edificio privato.

Proseguendo per via Cavour si arriva in breve in piazza Carrara, dove da un lato si nota una bella facciata medievale in pietra e cotto con grandi finestre goticheggianti (Casa Odda) e dall’altro il palazzo Comunale, edificio risalente al Seicento, sormontato da un’alta torre quadrata con campanone e orologio. Proseguendo lungo la stessa via, ora in salita, si nota subito a destra la facciata di Casa Averame da poco restaurata e sulla sinistra la piazzetta di San Giovanni, considerata tra le più belle del Piemonte. La piazza è sovrastata dall’omonima chiesa che risalta alla sommità di un’ampia scalinata e il cui interno è decorato da 18 lunette rappresentanti la vita del Santo realizzate nella seconda metà del Seicento. Ai piedi della scalinata si ammira la pavimentazione in ciottoli bianchi e neri su disegno del designer Giorgetto Giugiaro nativo di Garessio. A destra, le pitture in trompe-l’oeil di Casa Giugiaro aggiungono fascino al luogo. Proseguendo in salita lungo via Cavour e superato un piccolo slargo con una casa chiamata “Isola di Caprera”, si svolta a sinistra per via Montegrappa e si entra nel Bricco, un gruppo di case raccolto sotto la collina del castello. Anche se un po’ malandata, questa è la parte più interessante. Basti vedere la cinquecentesca costruzione con i pinnacoli incorporati nel muro, sede delle terziarie domenicane, da dove in ripida discesa parte via Relecca, in cui si trasferirono gli abitanti delle frazioni occupate dai Saraceni nel X secolo. Proseguendo tra piccole costruzioni e case padronali (ce n’è una con inferriate in ferro battuto e bel portale in pietra) si arriva alla Porta Jhape, il cui nome deriva dalle “ciappe”, o “lose”, con cui erano coperti i tetti delle case del Bricco. La porta è ancora unita sulla sinistra alle mura medievali che fiancheggiano il rio San Mauro. Oltre la porta, l’antica strada di collegamento tra Piemonte e Liguria, usata per il commercio del sale. A destra del ponte, la chiesa di Santa Maria Extra Moenia, la più antica di Garessio, con l’elegante campanile in stile romanico-gotico del 1448. La chiesa è sorta intorno al Mille; rimaneggiata nel tempo, conserva il portale, sopravvissuto alle spoliazioni napoleoniche. Procedendo lungo le mura appare sulla destra l’imponente chiesa Parrocchiale di Maria Vergine Assunta, in origine convento domenicano, poi sostituito dalla nuova costruzione in cotto (1717-28) dell’architetto Francesco Gallo. Distrutta anche questa dai francesi, è stata ricostruita e riconsacrata nel 1878 riprendendo integralmente il progetto del Gallo.

Di fronte alla parrocchiale, superato il ponte ci si ritrova nella piazza dei Battuti Parvi dove si innalza una bella costruzione in pietra con copertura ottagonale risalente al tardo medioevo, che risulta essere stata la primitiva cappella di San Giovanni Battista. Se si prosegue costeggiando il rio lungo via Fasiani, si raggiunge porta Liazoliorum o dei Viassolo, dal nome della famiglia che aveva diritto a riscuotere il pedaggio da chi vi entrava con le merci. Da qui si torna nella piazza del Comune.

Proseguendo invece in salita per via Cavour, si entra nella parte più antica del Borgo Maggiore, caratterizzata da vecchie case con facciate medievali, come Casa Martelli, un tempo affiancate da numerose botteghe dove si svolgevano commerci e mercati. Infatti, si arriva subito alla piazzetta del Mercato, con bel vascone in pietra e fontana. A sinistra, una stradina ripida conduce ai ruderi del Castello del XII secolo, dove ancora si osserva la “torre dell’impiccato”.

A destra, invece, via Cavour termina sulla strada provinciale, oltrepassata la quale compare, al di là di un ponticello, la seicentesca Cappella di San Giacomo. Superato il ponticello e voltate le spalle all’edificio, si ammirano le case racchiuse nel ricetto difeso dal rio San Giacomo, mentre a sinistra si alza la medievale Torre Clocharium, di proprietà privata.

Fuori dal Borgo Maggiore è da vedere, in Borgo Ponte, un’altra splendida costruzione di Francesco Gallo, la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria progettata nel 1723, con la facciata barocca in mattoni a vista, i pregevoli altari laterali del 1760 e il fonte battesimale del 1486 chiuso da un cancello secentesco.

Piaceri e Sapori

Garessio è il punto di partenza per decine di sentieri che solcano le Alpi Marittime. Tra le diverse escursioni naturalistiche su itinerari dai monti al mare, segnaliamo il “percorso rosso” da Garessio al Castello di Casotto e il “percorso blu” che da Garessio conduce a Ceriale. Tra boschi, punti panoramici, forti e castelli, s’impara ad apprezzare l’Alta Val Tanaro. Inoltre, salendo a Garessio 2000, a una dozzina di km dal borgo, si trova la stazione sciistica (www.garessio2000.it) dalle cui piste si vede il mare. Sciare con gli occhi rivolti al golfo ligure e, più in là, alla Corsica, è un’esperienza indimenticabile.

Pinacoteca Civica Golia, tel. 0174 805670: in un salone del palazzo Comunale (per le visite rivolgersi alla Biblioteca Civica) è aperta dal 2004 la pinacoteca dedicata a Eugenio Colmo, in arte “Golia”, famoso vignettista, caricaturista e acquerellista. Presenti anche le opere del fratello Giovanni Colmo, noto paesaggista, di Richard W. West e molti altri, per un totale
di circa 150 opere.

Galleria Porta Rose, Borgo Maggiore, tel. 0174 81140

Museo Geo Speleologico, piazza Carrara 133, tel. 0174 805670: espone reperti archeologici e geologici, manufatti in pietra, ceramica, vetro e ferro, provenienti in parte dal territorio circostante.

Il Mortorio, durante la settimana Santa, ogni quattro o cinque anni: sacra rappresentazione rievocativa della Passione di Cristo; nello splendido scenario della chiesa di San Giovanni Battista si svolgono le recite, mentre le vie del borgo sono attraversate da due processioni storiche, il venerdì e il sabato, nelle modalità risalenti al Settecento; si tratta di una delle poche rappresentazioni penitenziali rimaste immutate nel corso dei secoli.

Alta Val Tanaro Emozioni d’Acqua, secondo fine settimana di giugno: manifestazione dedicata all’acqua in un territorio ricco di acque, con passeggiata enogastronomica e degustazioni presso le fontane del borgo.

Garessio in Fiore, terzo fine settimana di luglio (biennale): nel Borgo Maggiore addobbato dai maestri d’arte floreale, degustazione di prodotti “al gusto dei fiori”, oasi verdi e mercatini a tema.

Carrera Saracina, primo fine settimana d’agosto: tradizionale sfida tra carretti per le vie del paese.

Festa della Montagna, secondo fine settimana di settembre: mostre, artisti di strada, mercatini di prodotti tipici e dell’artigianato, convegni dedicati alla valle culminano nella Sagra della Polenta Saracena, il piatto tipico a base di farina di grano saraceno, porri, latte con panna, patate e funghi.

La Castagna Garessina, secondo e terzo fine settimana di ottobre: la manifestazione ha luogo nel bosco, dove la castagna è servita arrostita o come ingrediente di gustosi dolci, tra musica e artisti di strada.

È la polenta saracena, condita con un particolare sugo a base di porri. È preparata nel modo tradizionale con prodotti locali quali patate e farina di grano saraceno, e servita con sugo di panna, funghi e, appunto, porri. Da ricordare anche i piatti a base di castagne, i dolci garessini a base di nocciole e cacao, i friscioi (frittelle di mele) e la panissa (polenta di ceci).

Potremmo dire la castagna garessina, ossia la castagna “gabbiana”, i funghi, le patate o i porri. Invece indichiamo l’elemento più semplice, che porta Garessio sulle tavole di tutta Italia e nel mondo: l’acqua oligominerale San Bernardo che sgorga a 1300 m di altezza dalla sorgente Rocciaviva. Particolarmente leggera, è utilizzata dagli anni Venti, quando Garessio cominciava a essere frequentata da un turismo d’élite ospitato nel Grand Hotel Miramonti, uno dei più eleganti d’Italia e ora ridotto a rudere. Il Parco Fonti San Bernardo, immerso nel verde, è stato recentemente ristrutturato e dotato di un centro benessere.