GRAZIE_stemmaGrazie
Un santuario tra i fiori di loto

Comune di CURTATONE
(Provincia di Mantova)
Altitudine
m. 20 s.l.m.
Abitanti
14.882 (530 nel borgo)

info turismo

Pro loco Curtatone, Ph 0376 349122
Antico Foro Boario, Ph. 0376/349250
www.curtatone.it

Facebook: infopoint Curtatone
www.curtatone.it | www.parcodelmincio.it

Lo spirito del luogo

GRAZIE_stemmaIl nome
Deriva dalla presenza di un luogo di culto chiamato dal 1362 Santa Maria delle Grazie e documentato dal 1037. L’odierno santuario si trova nel punto in cui sorgeva la chiesa medievale di Santa Maria di Reverso.

 

La storia
1037, su un piccolo promontorio emergente da un intrico di paludi, corsi d’acqua e canneti, esiste un’edicola o oratorio in cui contadini e barcaioli venerano un’immagine miracolosa della Vergine col Bambino in grembo.
1188, l’ingegnere idraulico Alberto Pitentino riceve dal Comune di Mantova l’incarico di regolare le acque intorno alla città; dalla grande diga che costruisce, si forma un ampio specchio d’acqua (gli odierni tre laghi) che col passar del tempo s’impaluda; i canali, aperti per accedere ai luoghi di pesca e caccia, consentono di raggiungere le aree di coltivazione della canna e del carice, fonte dell’economia locale.
1399, sono poste le fondamenta del santuario della Beata Vergine delle Grazie, voluto da Francesco Gonzaga come ex voto per la fine della peste; intorno al santuario, consacrato nel 1406, sorge un villaggio in cui i pellegrini possono trovare cibo e alloggio, e comprare immagini benedette; nel 1407 i Minori Osservanti sostituiscono i Francescani Conventuali nella custodia del tempio.
1425, è nominata per la prima volta la Fiera delle Grazie; nel piazzale davanti al santuario è costruito nel 1521 un porticato per il ricovero dei pellegrini e delle derrate, e nel 1652 un’altra serie di portici per inserirvi le botteghe, demolite nel primo Novecento.
1810, il governo napoleonico sopprime il convento e i fabbricati sono venduti o demoliti.
1848, il 29 maggio si combatte a Curtatone e Montanara una delle battaglie cruciali della prima guerra d’indipendenza: 20mila austriaci sconfiggono i soldati tosco-napoletani (5mila uomini, compresi i volontari), il cui sacrificio consente tuttavia all’esercito sabaudo di Carlo Alberto di concentrarsi su Goito, da dove le truppe del maresciallo Radetzky sono costrette a ritirarsi.
1973, primo raduno nazionale dei Madonnari.
1991, Papa Giovanni Paolo II visita il santuario.

Nell’afosa luce estiva come nelle leggere foschie invernali, il luogo emana un fascino strano. Nostra Signora dei miracoli, prelevata da un’edicola in riva al Mincio e messa a protezione di un santuario che è un colossale ex voto all’intersezione di terra, acqua e cielo, ancora oggi dispiega il suo mantello sul piazzale di Grazie, dove gli artisti girovaghi chiamati “madonnari” ne disegnano l’effigie sull’asfalto con gessetti colorati. Grazie è il regno dell’effimero: basta un acquazzone per cancellare le pitture dal sagrato della chiesa, come basta il passare del tempo per restituire al nulla la tela gessata o l’imbottitura di bambagia che rivestono le sculture ex voto di quello straordinario teatro della devozione popolare che è il santuario mariano. E non sono finite le sorprese, in questo paesaggio struggente, umido e nordico. Si scende nei prati degradanti verso il Mincio, si sale su una barca e si naviga lenti il fiume e i suoi canali, tra canneti e ninfee, ammirando specie rare di uccelli, circondati in estate da esotici fiori di loto come nell’immaginario Mekong salgariano. E in fondo alla palude, lasciate le pene e le disgrazie del vivere, appare il magnifico skyline di Mantova adagiata sul lago Superiore.

Il nucleo storico di Grazie è rappresentato dal santuario della Beata Maria Vergine delle Grazie e dagli edifici posti sul perimetro della piazza antistante. La parte più antica è quella delle abitazioni a schiera in via Madonna della Neve, nelle quali si riconosce – nonostante le trasformazioni avvenute – la cellula originaria che diede luogo nel tempo alle varie tipologie edilizie.

Case di pescatori, dunque, e case sorte dalla chiusura dei portici che contornavano la piazza, come quelle sul lato destro della stessa, che ospitavano botteghe e ricoveri per i pellegrini. All’ingresso della piazza si nota un edificio liberty, palazzo Sarto.

Il santuario, in posizione rialzata sui canneti del Mincio, ha il fiume che gli scorre alle spalle e la facciata rivolta verso il borgo. Iniziato nel 1399 e consacrato nel 1406, è in stile gotico lombardo, ingentilito da una loggia composta di tredici archi a tutto sesto sostenuti da quattordici colonne. Le lunette sotto il porticato, affrescate nel Seicento, raccontano la storia del luogo. La pianta è rettangolare a una sola navata senza transetto. L’architetto è stato identificato in Bartolino da Novara, lo stesso che progettò il castello di San Giorgio a Mantova. Varcata la soglia della chiesa, si è colti da stupore profondo. Una folla di statue ex-voto sembra protendersi verso lo spettatore dalle nicchie in cui sono collocate. Le sculture fanno da quinta a un teatro dei miracoli cinquecentesco e barocco. Pare che l’impalcato ligneo a doppia loggia sia stato costruito nel 1517 da frate Francesco da Acquanegra per mettere ordine ai molti doni votivi accumulati negli anni: grucce e schioppi dei miracolati, ex voto anatomici in cera (mani, occhi, seni, bubboni pestiferi, dei quali i fedeli chiedevano la guarigione) e infine figure in legno, stoffa e cartapesta di pellegrini illustri, di devoti imploranti una grazia o di scampati da pericoli mortali. Ci sono le nobildonne, ma anche una figura femminile con cappello di paglia chiamata, per l’aspetto dimesso, “la miseria delle Grazie”; ci sono il cardinale, soldati in abiti cinquecenteschi, il salvato dall’affogamento, il salvato dall’impiccagione, il boia; e ghirlande, bizzarrie barocche, la cera usata come decorazione, così spagnolesca. I frati rimpiazzavano le povere rivestiture di stoffa che andavano in pezzi: uno di loro, Serafino da Legnago, è raffigurato nella nona statua a destra dall’ingresso della navata. Su ottanta nicchie, ne restano 53 contenenti la scultura. Il tutto fa pensare a una Wunderkammer, uno di quei musei eclettici del Cinque e Seicento, dove gli oggetti erano contenuti in armadi e scansie o appesi alle pareti e al soffitto, come il coccodrillo impagliato d’inizio Quattrocento, segno del demonio che fugge davanti alla Madonna.
Le cappelle della chiesa custodiscono straordinari monumenti sepolcrali, come quello – a firma di Giulio Romano (1529) – in cui riposa, nella cappella di famiglia decorata a grottesche, Baldassarre Castiglioni, intellettuale e diplomatico, autore di uno dei libri più letti del tempo, Il Cortegiano. Il bellissimo Martirio di San Sebastiano di Francesco Bonsignori (1495), allievo di Andrea Mantegna, adorna la cappella Zibramonti. Il monumento di Bartolomeo Pancera è un’opera d’inizio Seicento attribuita ad Antonio Maria Viani. Magnifica è la decorazione delle vele delle volte, di gusto gotico internazionale. Nell’altare maggiore (1646) sopra il tabernacolo è inserita l’icona miracolosa della Madonna delle Grazie adorata dai pescatori, una tavola su pioppo di anonimo quattrocentesco che mescola tratti popolari con echi bizantini. Nella sacrestia sono conservate numerose tavolette votive dipinte tra Seicento e Ottocento.

Lasciamo questo presepe dei miracoli in cui s’intrecciano fede, suggestione, scenografia del sacro, istinti profondi, e scendiamo “là dove il Mincio si disperde in giri lenti e contorti orlando le rive di canne flessuose” (Virgilio, Georgiche, III). Dal fiume, il santuario – che i pellegrini e i Gonzaga raggiungevano più in barca che via terra – appare come una visione di linee tondeggianti e slanciate sul ciglio di una vasta distesa di canneti.

Piaceri e Sapori

Noleggio canoe, kajak e biciclette. Cicloturismo sulla nuova ciclabile Grazie-Mantova. Escursioni nelle Valli del Mincio con il servizio di navigazione fluviale I Barcaioli del Mincio (tel. 0376 349292 / 339 6194396, www.fiumemincio.it).

In prossimità di Rivalta, il Mincio scendendo dalle colline del Garda rallenta il suo corso: si allarga e si divide in più tronchi fino a impaludarsi a valle di Mantova. Il fiume si snoda fra canneti e praterie di carice, in una vasta zona umida estesa per circa 1450 ettari, che costituisce la Riserva Naturale Valli del Mincio. Si tratta di uno degli ambienti naturalistici più preziosi dell’Italia settentrionale, dichiarato “zona umida d’importanza internazionale” (Convenzione di Ramsar, 1971), zona di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e “sito d’importanza comunitaria” per la presenza di habitat naturali, flora e fauna selvatica.
Un consorzio di barcaioli assicura ai turisti la navigazione nei meandri del fiume e nel fitto reticolo di canali. Nel folto del canneto nidificano vari esemplari di uccelli: garzette, cigni reali, il martin pescatore e, nel salice cinereo, l’airone rosso, che qui ha stabilito una delle colonie più importanti d’Italia. Negli specchi d’acqua fioriscono la rara ninfea bianca, che evoca visioni alla Monet o alla Mallarmé, il più comune e anch’esso splendido nanufaro (o ninfea gialla), il trigolo, la castagna d’acqua; in estate, ampie isole galleggianti di fior di loto fanno sognare l’Oriente. La riserva custodisce anche uno degli ultimi boschi di ontano nero della pianura padana.
Molte altre sono le zone d’interesse del Parco del Mincio (tel. 0376 22831, www.parcodelmincio.it), l’area protetta tra il Garda e il Po comprendente 15 Comuni, tra cui Curtatone. Nel territorio di Goito è da visitare il Bosco delle Bertone, in quello di Marmirolo la Riserva naturale Bosco Fontana e a Rivalta il Museo Etnografico dei Mestieri del Fiume.

Museo dei Madonnari, piazzetta Madonna della Neve, tel. 0376 349122, www.madonnari.curtatone.it, aperto sabato e domenica 9.30-12.30 / 15.30-19. Illustra i soggetti e le tecniche pittoriche usate dai madonnari; conserva fotografie e filmati dei concorsi svoltisi a Grazie dal 1973 e le opere pittoriche dei più grandi artisti del gessetto, come il californiano Kurt Wenner.

Infopoint di Curtatone / Antico Foro Boario
via Francesca 31, tel. 0376/1473060
L’edificio dell’Antico Foro Boario è stato integralmente ristrutturato e adibito a punto informativo-turistico e a sala espositiva. E’ stato inaugurato nel 2012. La palazzina su due piani si affaccia sulla via principale del Borgo, inserito nel Club dei Borghi più Belli d’Italia e già fulcro della “destinazione EDEN d’eccellenza”, riconoscimento europeo assegnato alle Valli del Mincio (terzo posto 2009). Rientra nella rete degli infopoint “Terre del Mincio”. L’Antico Foro Boario nasceva nell’epoca Napoleonica della Repubblica Cisalpina ed era un grande spazio porticato dedicato al mercato del bestiame. Ora le ampie vetrate mostrano il bancone dell’infopoint e una saletta dedicata a spazio mostre; al primo piano, un’ampia sala conferenze con luminose vetrate donano una suggestiva vista sugli edifici del borgo. L’Amministrazione comunale, da inizio 2017 ha deciso di intraprendere il progetto “Antico Foro Boario 2.0”, al fine di migliorarne l’efficacia e l’efficenza del servizio. E’ aperto dal venerdì alla domenica e nei giorni di manifestazioni e sagre che si svolgono nel borgo. Durante le settimana, invece, è possibile dialogare con l’ufficio turistico tramite i canali telefonici, mail e social.

Orari di apertura
VENERDI’: dalle ore 15.00 alle ore 18.00
SABATO: dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00
DOMENICA: dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00
FESTIVI: dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00
DAL LUNEDI’ AL GIOVEDI’: disponibilità di contatto tramite telefono (0376/358073) – mail – facebook, dalle 08.30 alle 13.30

GRAZIE A MAGGIO

Torna a Grazie un evento che si ripete ormai da diversi anni: Grazie a maggio.
Un mese intero di iniziative e manifestazioni per animare uno dei Borghi più belli d’Italia, Grazie di Curtatone, durante il mese Mariano.
Quest’anno la novità sta nel week-end del 13 e 14 maggio, con una due giorni dedicata interamente ai più piccoli, tra giochi, arte e natura: Il borgo dei bimbi. Sono previsti laboratori dedicati al riciclo, alla natura, alla pittura, alla musica, alla lingua inglese e alla danza. In programma, inoltre, spettacoli teatrali, un concorso di disegno con i gessetti ed escursioni lungo il Mincio.
Gli eventi si susseguiranno già da domenica 7 maggio, tra il piazzale del Santuario, via Francesca, piazzetta Madonna della neve o il lungolago. Nella prima domenica del mese, il programma prevede la Camminata dell’amicizia, organizzata dalla Casa del Sole, un concerto in Santuario alle ore 17 e l’aperitivo musicale con i Blue Ink e la Strada dei vini e dei sapori mantovani.
eventi-curtatone-il-borgo-dei-bimbiArriva poi il momento clou, con il Borgo dei Bimbi. Sabato 13 maggio, dal pomeriggio alle 15 e fino alle ore 21, sono previsti laboratori, escursioni fluviali, giochi e tanto altro. Domenica 14, la giornata si aprirà alle ore 10.30, con spettacoli di artisti di strada, laboratori musicali, visite guidate, per finire con l’aperitivo serale in musica.
Il calendario proseguirà domenica 21 maggio, con l’esibizione degli allievi della Scuola comunale di arte madonnara e la presentazione del bozzetto per il manifesto del prossimo Incontro nazionale dei Madonnari, nell’ambito dell’Antichissima fiera delle Grazie 2017.
Grazie e maggio chiuderà la programmazione domenica 28 maggio, con la presentazione del progetto Ecomuseo e del gemellaggio con la comunità piemontese della Val Cerrina e, per finire, con l’evento musicale dei Black Silk.
Tutte le domeniche di maggio, saranno attivi i ristoranti locali, il mercato ambulante, il mercato contadino, e sarà possibile visitare il Museo dei madonnari e della civiltà lacustre.
Per maggiori informazioni, consulta il sito dell’InfoPoint di Curtatone 

ANTICHISSIMA FIERA DELLE GRAZIE

Una fiera all’insegna dell’innovazione, attenta come sempre agli aspetti tradizionali e popolari. Ecco i punti di forza dell'”Antichissima fiera delle Grazie”, in programma dal 12 al 16 agosto 2017 a Grazie di Curtatone (Mn), uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Da una parte i valori consolidati della Festa dell’Assunta, con la devozione a Maria e al suo Santuario eretto dai Gonzaga, per “grazia ricevuta” alla fine del ‘300 e dall’altra i tanti elementi innovativi per svilupparsi sulla cultura, la gastronomia, la musica, la storia e il mercato. Protagonista assoluta l’arte effimera dei gessetti, con i circa 150 Madonnari che tra la notte del 14 e il tramonto del Ferragosto danno vita ad immagini e a quadri di ispirazione religiosa sul sagrato del Santuario mariano, nel 45° “Incontro nazionale dei Madonnari”, tradizione che si ripete dal lontano 1973. Il concorso dei Madonnari è di certo il momento tra i più attesi della fiera d’agosto. Migliaia di persone, il giorno dell’Assunta, si riversano nel piccolo borgo adagiato sul lago, per recarsi in visita alla Madonna, nel suo Santuario e poi dar vita ad una tradizione che sa di antico. Una camminata tra i disegni ancora in fase di ultimazione, dopo una lunga notte di lavoro, l’assaggio della specialità non proprio estiva, il cotechino che solo a Grazie, a Ferragosto, si può e si deve mangiare in tutte le salse e le ore della giornata. E poi il giro al luna park, tra i banchi del mercato. Non può mancare una camminata alla riva della Madonna o il giro turistico in barca, sul lago, alla ricerca di un fiore di loto da portare a casa come souvenir. L’Antichissima fiera delle Grazie è conosciuta ormai in tutto il mondo e ogni anno riesce a far vivere momenti unici.

“MOSTRA MERCATO”:
antiquariato, riuso e oggetti dell’ingegno”. Ogni seconda domenica del mese a cura di Arte e Ingegno.

Grazie_luccio in salsaUn piccolo borgo e tanti ristoranti dove provare il famoso luccio in salsa, piatto principe di una cultura gastronomica legata ai cibi di terra della tradizione contadina e ai cibi d’acqua dolce dei pescatori.

Oggi il vanto di Grazie è il fiore di loto che nei mesi di luglio e agosto fa la sua lussureggiante apparizione sul Lago Superiore. Il loto è stato importato dall’Oriente nel 1921 da una naturalista mantovana.
Un tempo i prodotti del borgo erano quelli ricavati dalla coltivazione della canna palustre, come le “arelle”, usate soprattutto come coperture leggere per i controsoffitti, e il carice, con cui s’impagliavano sedie e fiaschi.