Pico_STEMMAPico
Verde oasi di tranquilla ospitalità

Comune di Pico
(Provincia di Frosinone)
Altitudine
m. 192 s.l.m.
Abitanti
2880 (200 nel Borgo)

info turismo
Comune di Pico Tel. 0776.544012
info@parcoletterariolandolfi.it
www.comunedipico.it

Lo spirito del luogo

Pico_STEMMAIl nome
L’origine del nome è oggetto di controverse discussioni; l’unica accezione più probabile è la derivazione dalla radice celtica “pic”, punta aguzza, forse per lo sperone su cui sorge il castello.

 

La storia
589 d.C. anno in cui risalgono le prime testimonianze inerenti al paese a causa dell’invasione dei Longobardicdi Zotone, duca di Benevento che distrusse Montecassino e Pico.
1049 la formula Castrum qui nominatur Pika attesta ufficialmente l’esistenza di Pico e del Castello, fatto erigere da Giovanni Scinto signore di Aquino e da questo momento la storia del paese si intreccia strettamente alla storia del suo castello, intorno alle cui mura si è sviluppato il primo nucleo abitativo. Giovanni Scinto e sua moglie Alfarana, nello stesso anno, donarono la chiesa di S. Marina di Pico all’abate di Montecassino; sul portale infatti dell’Abbazia, fra tutti i possedimenti benedettini ivi riportati, viene menzionata tale donazione. Il castello, oltre a rappresentare un caposaldo del confine tra il Ducato Romano e la porzione di Ducato Longobardo ricadente nella sfera cassinese, fungeva da raccordo tra il territorio della Flumetica e il mare.
1542-1547 dopo varie contese e baronie il castello fu feudo di Ottavio Farnese, quando Pico sotto Carlo III entrò a far parte del Regno di Napoli 1742 le locali famiglie Conti e Landolfi acquistarono il castello mentre i terreni feudali furono venduti ai privati cittadini.
1802 con decreto sovrano del I agosto, Pico fu fregiato con il titolo di Regia Città.
1861 il paese divenne un comune della provincia di Caserta “Terra di Lavoro” e appartenne al circondario di Gaeta
1890 capoluogo di mandamento e fino a tale anno sede di pretura e di un carcere mandamentale.
1927 la giurisdizione territoriale passò alla neonata provincia di Frosinone.
1944 la cittadina fu sconvolta e parzialmente distrutta durante la battaglia di Montecassino in occasione del II conflitto mondiale. Durante i lunghi mesi del fronte, il paese subì l’occupazione dei tedeschi, prevalentemente nel centro storico ed a causa dei ripetuti bombardamenti i cittadini furono costretti a riparare in montagna.

Pico, piccolo comune di circa tremila abitanti, è un suggestivo angolo della provincia di Frosinone, arroccato su una collina a ridosso di monte Pota, a cavallo tra il Lazio e la Campania. Il centro storico ricorda una tipica strutturazione di età medioevale, con strade strette, regolari, concentriche, collegate da scalinate che si snodano attorno al castello e una cinta muraria interrotta da quattro porte per l’accesso al centro abitato, di cui resta intatta quella di San Rocco. Numerosi sono i documenti antichi che riportano riferimenti al piccolo borgo fortificato: l’espressione Oppidum Pica risale al 1126 e trovasi negli Annales Casinenses seu Anonimy Casinensis Chronicon. Dista Km 12 dalla ferrovia Roma-Napoli, a ridosso dei monti Aurunci che lo separano dalle cittadine marine di Gaeta e Sperlonga. Dista quaranta minuti circa dal Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, dall’Abbazia benedettina di Montecassino e dalle cistercensi di Casamari e Trisulti, nonché da Anagni e Fiuggi. Si raggiungono agevolmente Roma, Napoli e L’Aquila che distano un centinaio di chilometri. Il paese si trova anche a meno di 20 minuti dal sito archeologico di Fregellae e dal museo dove si può ammirare l’Homo cepranensis. Lo scrittore Tommaso Landolfi, nativo di Pico, lo descrive come “un minuscolo paese, un borgo sperduto tra le montagne”. “(…) Siamo insomma a casa nostra, già si profilano le bizzarre e possenti sagome degli Aurunci, dietro cui è il mare di Formia e Gaeta, già si intravede quel piccolo monte Pote che getta un’ombra immane sulla mia casa…”

Una volta giunti tramite la SR 82 alle porte del paese, si può procedere attraverso una passeggiata a piedi, costeggiando il Giardino e la piccola chiesa di San Rocco, e accedere nel borgo medioevale attraverso Porta San Rocco. Appena entrati nel centro storico, avviandosi verso il Castello e l’annesso giardino, è possibile visitare la Chiesa di Santa Marina del 1000; attraverso via Landolfi ci si può dirigere verso la Chiesa di Sant’Antonino incontrando a poca distanza Casa Landolfi e il suo giardino. Tutto il centro storico è caratterizzato da scalinate a tipica realizzazione medioevale (a disposizione radiale). Particolari sono anche le aree rurali e montane attorno al borgo fortificato, sul quale territorio si erige la bellissima Chiesa di Santa Maria del Campo; da annoverare anche Largo San Francesco che si trova al di fuori della cinta muraria nei pressi della locale piazza Ferrucci, centro dell’attuale vita commerciale del paese. Da vedere anche il Parco Letterario® Tommaso Landolfi e il “paese del P.” afferente alla rete de I Parchi Letterari della Società Dante Alighieri, che presenta un percorso cittadino principalmente per i vicoli del borgo e un percorso montano. Questo è il 1° parco di tal genere nella Ciociaria e il 2° nel Lazio. Il Parco Letterario® è un viaggio reale per “Strade e scale che salgono a piramide” (E. Montale – Elegia di Pico Farnese) tra le pagine dei luoghi più cari a Landolfi. Le suggestioni letterarie, offrono lo spunto per andare alla ricerca delle zone anche montane che hanno ispirato lo scrittore e permettono di valorizzare la sua opera singolare, intrisa di immagini e fantasie legate alla vita del paese.

Piaceri e Sapori

Escursioni a piedi, a cavallo e mountain bike per sentieri segnalati su apposite cartine.
Percorsi per cross e trial. Gare di Kart in circuito cittadino. Organizzazioni di raduni di auto d’epoca, mostre canine. Dal 21 luglio per una settimana festeggiamenti in onore della Madonna della Civita.
Rassegna di gruppi rock presso il giardino del castello gli ultimi giorni di luglio.
Serate gastronomiche per la promozione di prodotti tipici durante il mese di agosto.
Giochi popolari in onore del patrono.

Il paese è ricco di zone verdi, parchi e percorsi naturalistici. La cosa più bella che appare ai visitatori è un paesaggio naturale di grande respiro e suggestione, con la visione sullo sfondo dell’Abbazia di Montecassino e i monti innevati dell’Abruzzo; inserito nel Parco Naturale dei Monti Aurunci, è membro della XVI Comunità Montana Monti Ausoni Pico della quale ospita la sede. Nel territorio comunale è presente inoltre un artigianato artistico rappresentato da prodotti di liuteria, lavorazione del ferro, del legno, dei vimini, la produzione di ricami, decorazione della ceramica, produzione di bigiotteria, arredi per la casa e promozione di accessori della moda. È inoltre praticata la raccolta differenziata porta a porta di vetro, carta, metalli, plastica ecc.

Festeggiamenti e Fiera in onore di San Biagio (3 febbraio, il santo è considerato patrono della gola. Dopo la santa messa il sacerdote passa un batuffolo di ovatta intriso di olio benedetto sulla gola dei fedeli effettuando un segno di croce. La fiera è nata come occasione di acquisto del bestiame, soprattutto suino, oggi è vocata oltre che alla vendita di vario genere, anche all’artigianato in legno, vimini, ferro e vasellame);

Canto delle Palme (sabato precedente la domenica delle palme, benedizione di tralci di ulivo seguita da canti e suoni della tradizione pasquale, eseguita da gruppi folkloristici);Processione del Venerdì Santo (si snoda per le vie del centro storico con il trasporto a spalla delle statue del Cristo morto – Addolorata – croce e corona di spine);

Celebrazioni del mese mariano presso edicole e cappelle delle contrade (la sera di ogni fine settimana del mese di maggio, viene celebrata una santa messa nelle varie località del territorio comunale a cui segue una conviviale offerta dai residenti; a chiusura del mese mariano viene realizzata una fiaccolata dalle quattro strade principali di accesso al paese che confluiscono nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino);

Caratteristica infiorata del Corpus Domini (tappeto di immagini della lunghezza di circa m 100 realizzata annualmente da volontari di età diversa; ogni anno si rappresenta un tema religioso differente);

Itinerario enogastronomico (16 luglio, degustazione di piatti tipici per le vie del borgo);

Festa di Santa Marina (17 luglio, celebrazione e processione solenne con la statua della co-patrona descritta dal Landolfi);

Festa della Montagna (10 agosto, nell’area pic nic montana di Fossa Rotonda, si svolge una serata in allegria con canti folkloristici accompagnati da antichi strumenti, in attesa delle stelle cadenti);

Processione in onore di Maria SS.ma dell’Assunta (sera del 15 agosto, la statua lignea seguita da fiaccole viene portata a spalla da giovani, procedendo dalla chiesa di S. Maria del Campo fino alla chiesa parrocchiale);

Festa di San Rocco (16 agosto, celebrazione e processione solenne con benedizione di “pani” adorni di fiocchi variopinti, portati in cesti in vimini dalle donne del paese in onore del santo come simbolo di fede). Anche questa caratteristica processione è menzionata dal Landolfi;

Festa patronale di Sant’Antonino Martire (2 settembre, celebrazione liturgica solenne, processione e serata musicale con concerto di bande di maggiore notorietà nazionale);

Manifestazione motoristica Rally di Pico (prima metà di settembre, gara tra le prime 3 più vetuste del Centro-Sud Italia e tra le prime 15 nel panorama italiano; la gara è anche il 1° rally in Italia “Ecocompatibile”);

Concerto natalizio della corale parrocchiale (fine dicembre, tradizionale esibizione di famosi canti religiosi);

Presepe nel borgo (periodo natalizio, rappresentazione a grandezza naturale della natività in antica cantina del centro storico);

pico-patsa-tipicaLa cucina è semplice e genuina, con alimenti poveri in origine, ma ottimi nella loro combinazione. Nelle macellerie locali è garantita la lavorazione artigianale della carne suina.
La gastronomia, da provare, mette sul piedistallo la salsiccia “alla pitart(e)la”, nobilitata da una gloriosa tradizione in quanto solo qui la carne suina viene insaccata previa lavorazione e dopo averla insaporita con la rinomata spezia. Poi c’è la marzolina, formaggio di capra o bovino, di particolare forma allungata o tronco-conica che prende il nome dal mese di marzo poiché viene cagliato in questo periodo e poi degustato sia semi-fresco che stagionato.

Protagonisti dei dolci pendii picani sono l’olio e il vino. Il primo, dal gusto deciso e non acido, è perfetto con una fetta di pane abbrustolito o crostini con fagioli e cicoria.
I profumatissimi funghi porcini ed i tartufi sono raccolti nei boschi montani circostanti.
Dall’allevamento vengono carni e formaggi; salami e pancetta di maiale stagionati secondo antiche ricette.
Ottima è la carne bovina-ovina-suina perché segue una filiera facilmente rintracciabile, con animali allevati in loco.
Il tipico menù picano potrebbe cominciare con un antipasto di salsiccia, formaggio, olive, pane e/o pizzette, poi sagnette (rigorosamente la sfoglia di sola acqua e farina viene tirata a mano) e fagioli oppure “trippetta” o baccalà.
I secondi sono a base di carne di maiale o di agnello con contorno di patate al forno e cicoria. Gustose anche le minestre contadine di antico sapore e le lumache “ammuccate”, al profumo di “mentuccia”.
Completano il pranzo le torte casalinghe; vanto della pasticceria locale è la tipica torta di mandorle e le ciambelline al vino. Nel periodo pasquale si ripropongono le pigne, il carosello, il tort(e)no di tradizione antica.