Montecosaro stemmaMontecosaro
Il vento in collina

Comune di MONTECOSARO
(Provincia di Macerata)
Altitudine
m. 267 s.l.m.
Abitanti
6880 (800 nel borgo)

info turismo
Municipio, Via Gatti 3 – Tel. 0733 560711
comune@comune.montecosaro.mc.it
Pro Loco, Piazza Trieste                            Tel. 0733 1870642
www.prolocomontecosaro.it
www.comune.montecosaro.mc.it

Lo spirito del luogo

Montecosaro stemmaIl nome
Il nome proviene dal latino Mons Causarius, che significa “luogo delle cause”, perché nel suo punto più alto (mons, monte), dove sorgeva il cassero, avevano anticamente sede il pretore e il tribunale di giustizia.

 

La storia
936, compare per la prima volta nei documenti, come possedimento dell’abbazia di Farfa, la pieve di Santa Maria a pie’ di Chienti, forse già esistente in età longobarda; il nucleo urbano si sviluppa intorno alla pieve.
1255, punta avanzata e fortificata della Fermo longobarda e poi della Marca Pontificia, il borgo è insignito dal papa Alessandro IV del titolo di Monte fedele per le sue prove di attaccamento alla Santa Sede.
1552, il Comune è ceduto alla casata romana dei Cesarini, che lo terranno in feudo fino al 1817, quando ha termine il ducato di Civitanova.
1568, finisce nel sangue la rivolta contro i Cesarini: i tredici rivoltosi sono impiccati alle grate del palazzo Vecchio (la cui facciata nel 1806-1808 viene allineata a quella di palazzo Cesarini).

La penombra che riposa la mente nella chiesa romanica dell’Annunziata; il rigido Cristo crocefisso che non si piega alla morte nella Collegiata; gli affreschi sublimi, già nervosi di manierismo, di Simone de Magistris nella chiesa di San Rocco, sono solo alcune delle emozioni che si vivono in questo borgo che sembra baciato dalla felicità. Non intaccato dall’espansione delle attività industriali e commerciali che si svolgono poco lontano, Montecosaro si tiene stretti i suoi tesori d’arte e si gode un panorama che abbraccia il mare, i monti Sibillini e le verdi colline della valle del Chienti, con i campi bene arati, le messi e i vigneti, le querce e gli ulivi. Un senso di armonia, di soddisfazione interiore, coglie lo spettatore che dall’ordinata campagna osserva lo skyline del borgo, con le emergenze della torre civica e dei campanili di Sant’Agostino e della Collegiata. A scompigliare tanta pace, è solo il vento che soffia nelle strade leggero o minaccioso, porta profumi e canti, oppure pioggia e pensieri.

Pochi km dividono il centro storico dal nuovo insediamento di Montecosaro Scalo, che ospita uno dei monumenti più importanti della regione, la basilica romanica di Santa Maria a piè di Chienti. Di probabile origine longobarda, se ne ha notizia dal 936 e due epigrafi ci dicono che fu voluta dall’abate Agenolfo e consacrata nel 1125. Perfetta architettura cluniacense che incrocia lo stile lombardo e quello borgognone, la chiesa si presenta al visitatore con lo squisito gioco di volumi della parte absidale esterna. L’elegante campanile a vela sovrastante la parete sud dell’abside, conserva la campana che dal 1425 chiama i fedeli alle funzioni. L’interno è in stile lombardo nelle tre navate con archi scanditi da lesene, e borgognone nell’abside; si presenta a due piani sovrapposti e, come tutte le chiese romaniche, cattura una luce soffusa che invita alla preghiera. Un tempo tutte affrescate, le pareti ora lasciano trasparire solo alcuni frammenti delle antiche pitture, tra cui, nel piano superiore, una Vergine con Bambino del Maestro di Offida (seconda metà del XIV secolo: una Crocifissione di questo pittore, ancora più antica, è custodita in un locale sotto la torre campanaria) e il ciclo dell’abside del 1447 con scene dell’infanzia di Cristo, di autore ignoto. Le due statue in terracotta ai lati dell’altare superiore, un angelo e la Vergine, denotano una grazia tardogotica che le colloca nel XV secolo. Un recente intervento ha cercato di ricreare in parte il paesaggio vegetale che circondava la basilica al tempo in cui i monaci di Farfa bonificarono la paludosa Valdichienti. E’ stato ricostruito anche un frutteto carolingio, e la basilica sembra ora protetta dagli stessi alberi – lecci, cerri, aceri – che la videro nascere.

Sulla via per il centro, la chiesa di San Rocco (1447) a pianta ottagonale conserva magnifici affreschi attribuiti a Simone de Magistris (1576), pittore marchigiano allievo di Lorenzo Lotto e con una sensibilità visionaria degna di El Greco. Da notare il borgo di Montecosaro raffigurato nell’affresco del catino absidale.

Delle tre antiche porte, si è conservata solo la duecentesca porta San Lorenzo a levante, oggi fusa con palazzo Marinozzi, mentre le mura di cinta avvolgono il borgo come nel Trecento.

Risalendo una via ciottolata si arriva in piazza Trieste, e da lì al teatro delle Logge, inaugurato nel 1809 e restaurato nel 1874 e nel 2003. Il teatro presenta un impianto a ferro di cavallo privo di loggione, con platea e tre ordini di palchetti. Il loggiato sul fronte posteriore è del 1785.

Il teatro comunica con l’ex palazzo dei Priori del XIII secolo, divenuto palazzo Cesarini nel 1552, quando iniziò la dominazione feudale dei marchesi Cesarini. Nel 1723 al palazzo fu addossata la Collegiata e nel 1809 il teatro. La sede politico-amministrativa dei Cesarini rimane, così, inserita in un vasto complesso di cui fa parte anche la torre civica medievale, ricostruita nel 1796, che sembra spuntare dai tetti della piazza, inglobata com’è tra il palazzo dei Cesarini e il teatro.

Sulla piazza si affaccia anche la collegiata di San Lorenzo, costruita nel 1723 sui ruderi dell’antica pieve, di cui resta il campanile romanico del X secolo. L’interno, a navata unica, conserva opere recuperate dalla precedente pieve, come l’affresco trecentesco della Madonna del latte e il grande crocefisso pre-giottesco (XII-XIII secolo) con la figura ieratica del Cristo che rivela influssi bizantini.

Sul lato opposto della piazza si trova il complesso agostiniano, costituito dal compatto fronte di mattoni della chiesa di Sant’Agostino – che ha cancellato le sue origini duecentesche con la ristrutturazione del 1773, ma conserva un reliquiario dorato e cesellato di raffinata arte bizantina e un organo di Gaetano Callido (1792) – e dal palazzo Comunale. Sulla parete di sinistra dello scalone interno del palazzo, è collocato il sarcofago romano in marmo bianco (II secolo d. C.) rinvenuto durante i lavori settecenteschi di restauro dell’antico monastero degli Agostiniani.

Su Largo Laureati si affaccia la chiesa delle Anime (1766), fornita di grazioso campanile a vela.

Nella parte alta del centro storico, il parco del Cassero, realizzato sui pochi ruderi di un’antica rocca fortificata, è un angolo verde sotto il quale si distende il sereno paesaggio marchigiano, con le infinite fughe di colli che dal Monte Conero raggiungono il Fermano.

Il borgo conta anche alcune pregevoli residenze signorili, come palazzo Laureati, edificato tra Sei e Settecento con ricca facciata in laterizio, palazzo de’ Nicolò Massari di epoca comunale ma con veste settecentesca, e il secentesco palazzo Cagnaroni a ridosso della cinta muraria.

Appena fuori le mura, la piccola settecentesca chiesa della Madonna di San Domenico è già immersa nell’atmosfera campestre della Valdichienti.

Piaceri e Sapori

Il mare a pochi km consente tutte le attività legate alla balneazione, mentre la catena montuosa dei Sibillini, che si scorge dal borgo, è adatta alle escursioni e nel periodo invernale mette a disposizione una cinquantina di km di piste da sci.

Il borgo si trova a breve distanza dal mare Adriatico e a circa 50 km dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, dove hanno dimora il lupo, l’aquila reale, il falco pellegrino e numerose specie botaniche, segno di una grande ricchezza biologica. A far da corona al Parco, numerosi borghi interessanti, come San Ginesio, Sarnano, Amandola, Visso, Norcia. A una quindicina di km si trova Recanati, la cittadina che diede i natali a Giacomo Leopardi, poco oltre Loreto con il suo celebre santuario e a meno di 40 km Tolentino, piccola città d’arte.

Stagione Teatrale: concerti, recital, spettacoli e laboratori teatrali costituiscono la ricca offerta culturale del Teatro delle Logge. Per informazioni sul cartellone: tel. 0733 864429, teatrodellelogge@libero.it

Premio Internazionale Anita Cerquetti, aprile: il Teatro delle Logge ospita per tre giorni un concorso lirico aperto a cantanti di tutto il mondo e dedicato ad Anita Cerquetti, soprano tra i più grandi di tutti i tempi, che svolge il ruolo di madrina, mentre presidente della giuria è un’altra celebre soprano, Ines Salazar.

Passeggiare Degustando, terza settimana di luglio: passeggiata enogastronomica e culturale organizzata dalla Pro Loco all’interno delle mura del centro storico, con degustazioni di prodotti tipici, artigianato, antiche officine ed esposizione di attrezzi agricoli.

Festa Patronale di San Lorenzo, 1-10 agosto: serate musicali, stand enogastronomici e spettacolo pirotecnico conclusivo.

Festa di Maria Addolorata, prima domenica di settembre.

Fiera d’Autunno, terza domenica di ottobre: prodotti tipici della locale gastronomia.

Presepe Artistico, periodo natalizio.

Siamo nella terra dei vincisgrassi, sorta di lasagne al forno marchigiane fatte con ragù di carne di manzo e maiale, rigaglie di pollo e besciamella.

Nel borgo si cucinano ancora i cibi della tradizione come il cicerù, un grosso raviolo dolce farcito con purea di ceci e mosto, e i frascarelli, una polenta di farina di grano preparata in vari modi, il più gustoso dei quali prevede un condimento di salsicce soffritte, passato di pomodori e pancetta di maiale.