Subiaco
Il primo monastero di San Benedetto 

Comune di subiaco
(Provincia di Roma)
Altitudine
m. 540 s.l.m.
Abitanti
8.916 (1300 nel centro storico)

Patrono
San Benedetto, 21 marzo

info turismo
Ufficio Turistico di Subiaco, tel. 0774 85050
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info@comunesubiaco.com

Lo spirito del luogo

Il nome

Dal latino sub laqueum, “sotto i laghi”, l’abitato sorge sotto i Simbruina stagna, i tre laghi artificiali creati dallo sbarramento del corso del fiume Aniene, sulla cui riva destra l’imperatore Nerone aveva una villa.

 

La storia

302 a.C., gli Equi sono sconfitti dal Latini che prendono possesso del territorio.
55 d.C. ca., da una serie di dighe sul fiume Aniene, l’imperatore Nerone ricava gli specchi d’acqua artificiali con cui circonda la sua grandiosa dimora, di cui restano i ruderi.
369, la pieve in località San Lorenzo, eretta secondo tradizione dal patrizio romano Narzio, si trova nel primitivo nucleo abitato della zona, poco oltre i resti delle mura neroniane.
497, Benedetto da Norcia si insedia nella valle dell’Aniene, presso i resti della villa neroniana, per condurvi per tre anni vita eremitica; nei trent’anni successivi fonda nella zona tredici monasteri, di cui l’unico superstite è quello di Santa Scolastica (in origine di San Silvestro); tutti gli altri sono distrutti nel IX sec. durante le invasioni dei Saraceni; nel 369 d.C. papa Leone VII concede al monastero di Santa Scolastica il castellum di Subiaco, che diventa il centro del territorio benedettino.
XI-XII sec., è il periodo di maggior splendore dell’abbazia, favorita da diversi papi; nel 1224 Francesco d’Assisi è a Subiaco.
1456, papa Callisto III istituisce la commenda (donazione dell’uso di un beneficio ecclesiastico a laici o a religiosi) di Subiaco affidandone il governo al cardinale Torquemada; abati commendatari sono nel 1467 il cardinale Rodrigo Borgia (diventato papa con il nome di Alessandro VI) e nel 1492 il cardinale Giovanni Colonna, alla cui famiglia Subiaco è assoggettata fino al 1608.
1465-67, due stampatori tedeschi di Magonza, K. Sweynheym e A. Pannartz, allievi di Gutenberg, impiantano nel monastero di Santa Scolastica la prima tipografia in Italia; tra i primi libri stampati, De Oratore di Cicerone e De Civitate Dei di Sant’Agostino.
1608, la commenda passa alla famiglia Borghese e nel 1633 ai Barberini, che sviluppano l’industria manifatturiera nel quartiere degli opifici.
1775, l’abate Giovannangelo Braschi, diventato papa Pio VI, concede a Subiaco il titolo di «città» dotandola di seminario e biblioteca pubblica.
1944, i bombardamenti angloamericani danneggiano il centro storico, ricostruito al termine del conflitto.

«Ciò che è bello appare beato in se stesso», scrive il teologo Hans Urs von Balthasar, e davvero stringe il cuore, a Subiaco, la visione del monastero di San Benedetto illuminato nella notte stellata dell’Aniene. In una nostalgia di bellezza è catturato, con i suoi chiostri mistici, anche il cenobio di Santa Scolastica, il più antico dell’ordine benedettino. La culla del monachesimo benedettino è anche la culla anche della stampa in Italia, perché i monaci di Santa Scolastica ospitarono a metà Quattrocento la prima tipografia impiantata da due stampatori tedeschi allievi di Gutenberg.
Dal roseto fiorito di San Francesco – di cui al Sacro Speco si conserva il vero volto, nell’unico affresco che lo ritrae quand’era in vita – si vede, in un bellissimo scenario naturale, il monastero di San Benedetto addossato alla roccia, come volesse stringere in un unico abbraccio le creazioni dell’arte e della natura. Si capisce, qui, come la bellezza venga dall’amore: bellezza che ha, però, origini pagane, perché a scoprire il fascino della valle dell’Aniene fu l’imperatore Nerone, che vi costruì una villa circondata dall’acqua.

L’unico monastero sopravvissuto dei tredici fondati da San Benedetto da Norcia nella valle dell’Aniene è quello di Santa Scolastica, il più antico che si conservi al mondo dell’ordine benedettino. La struttura del “protocenobio” si accentra intorno a tre chiostri: il chiostro cosmatesco (XIII secolo), quello gotico (XIV secolo) e quello rinascimentale (XVI-XVII secolo). Di stile romanico è la grande torre campanaria (XI e XII secolo). L’atrio gotico è abbellito da un giardino interno e da un arco monumentale in stile gotico fiammeggiante. Affreschi dei secoli XIII e XIV e colonne tortili e binate decorano il chiostro cosmatesco. La chiesa fu progettata in stile neoclassico da Giacomo Quarenghi nella seconda metà del Settecento e sorge sul luogo del primitivo oratorio del VI secolo. All’interno del monastero, la Biblioteca Nazionale custodsce manoscritti, pergamene e i primi incunaboli in Italia, impressi da due tipografi tedeschi nel 1465. Il più antico monastero benedettino al mondo è dunque anche la culla della stampa in Italia.
Definito da Petrarca “soglia del paradiso”, il monastero di San Benedetto fu edificato sul monte Taleo a partire dalla fine del XII secolo per custodire la grotta (il «sacro speco») in cui, secondo tradizione, si ritirò Benedetto da Norcia nei suoi tre anni di eremitaggio. Si compone di due chiese sovrapposte e di diverse cappelle, quasi mimetizzate con la roccia circostante. Gli affreschi nella prima campata della chiesa superiore sono di scuola senese (1360 ca.), mentre quelli della chiesa inferiore sono del Magister Consulus e della sua bottega (fine XIII secolo). Dal livello inferiore di questa chiesa si accede al sacro speco che accolse le solitudini di Benedetto. All’interno della grotta si trova la statua del santo realizzata nel 1657 da Antonio Raggi, allievo di Gian Lorenzo Bernini. Dalla grotta una scala a chiocciola conduce alla cappella di San Gregorio, decorata con affreschi del 1228 in stile ancora bizantino, in cui si riconoscere la figura di San Francesco, ritratto quand’era ancora in vita, senza aureola e stimmate. Tornando alla chiesa inferiore, si raggiunge attraverso scale la grotta dei pastori, con l’affresco della Madonna con Bambino e Santi (IX-X secolo), il più antico del monastero. Lì accanto, c’è il roseto fatto fiorire da San Francesco sui rovi su cui si gettò San Benedetto per sfuggire alle tentazioni.
Il convento di San Francesco fu edificato nel 1327 su una piccola cappella donata a Francesco quando venne in visita al Sacro Speco nel 1223. Sull’altare maggiore campeggia il trittico in legno di Antoniazzo Romano (1467) raffigurante la Vergine col Bambino e i Santi Francesco e Antonio da Padova. In una cappella si trovano pregevoli affreschi della cerchia del Sodoma (inizio XVI secolo) e una splendida Natività attribuita al Pinturicchio o alla sua scuola. Poco distante, il ponte di San Francesco fu costruito nel XIV secolo in blocchi di pietra locale chiamata “cardellino”. Conserva un aspetto medievale anche il borgo degli opifici, nella parte di Subiaco a ridosso del fiume Aniene, dove si trovavano i mulini che utilizzavano le acque del fiume, i forni a legna e le botteghe dei fabbri. Le pareti esterne di tre abitazioni sono adibite ad edicole, e le case romaniche convivono nel quartiere, sorto nell’ agosto 937, con le abitazioni ottocentesche. C’è anche un ponte in cardellino a tutto sesto, che ha sostituito nel Settecento quello medievale.
La rocca abbaziale fu fondata nell’XI secolo dall’abate di Santa Scolastica Giovanni V per instaurare il dominio monastico sul borgo di Subiaco. Dal 1456 diventò residenza degli abati commendatari, tra i quali Rodrigo Borgia, eletto in seguito papa Alessandro VI, e Francesco Colonna. A metà del Settecento l’abate Giovannangelo Braschi, divenuto papa Pio VI, restaurò la struttura. Ai piedi della rocca, tra vicoli, scalinate e scorci, si trovano la chiesa di San Pietro, ricostruita nel 1949 dalle macerie della guerra, e la piazzetta di Pietra Sprecata, generata dalla confluenza di irregolari percorsi di arroccamento.
Infine, su un costone di roccia quasi a picco sul fiume, sorge la chiesa di San Lorenzo, rifacimento della primitiva pieve del 368, l’edificio di culto più antico del territorio.

Piaceri e Sapori

Rafting, canoa, kayak e pesca della trota sul fiume Aniene. Escursionismo, orienteering e nordic walking nei dintorni del borgo.

Da piazza del Campo, percorrendo la strada 411 si arriva ai resti della villa di Nerone. Proseguendo per la via dei monasteri, si raggiunge il cenobio di Santa Scolastica e poi quello di San Benedetto. Costeggiando il fiume si prosegue fino al laghetto di San Benedetto.Il territorio di Subiaco è compreso nel Parco dei Monti Simbruini esteso per 30 mila ettari ai confini tra Lazio e Abruzzo. La vegetazione del Parco, che ha cime oltre i 2 mila metri, alterna foreste di querce e faggi a radure caratterizzate dalla presenza di secolari aceri. Si entra nel Parco a Monte Livata (15 km da Subiaco), da dove si raggiunge in breve la località Campo dell’Osso, alle falde del monte Autore. Oltrepassata questa zona si arriva all’impianto sciistico La Monna. Dopo pochi chilometri, alternando ampie radure a passaggi tra i boschi, si arriva allo splendido scenario de Le Vedute.

Museo delle Attività Cartarie e della Stampa:
collocato nella rocca abbaziale, è il museo civico della storia di Subiaco; una bobina di carta srotola se stessa accompagnando il visitatore attraverso un percorso multimediale dove carta e stampa si raccontano.

Borgo dei Cartai:
museo laboratorio contenente attrezzature e macchinari storici, per riscoprire il ciclo della fabbricazione della carta a mano, prodotta utilizzando lino, canapa e cotone, così come veniva realizzata nelle cartiere del XVIII secolo.

Biblioteca di Santa Scolastica:
custodisce circa 4 mila pergamene, 380 volumi manoscritti e 213 incunaboli. Tra questi ultimi, le De Divinis Institutionibus di Lattanzio e due De Civitate Dei di Sant’Agostino, stampati a Subiaco negli anni 1465-1457, quando Konrad Sweynheym e Arnold Pannartz vi installarono la prima tipografia italiana.

Festa di San Lorenzo,
10 agosto: nel giorno delle stelle cadenti, si festeggia la nascita documentata del borgo nell’agosto 369 d.C..

L’Inchinata,
14 agosto: festa medievale originata da due processioni in partenza dalle chiese di Santa Maria della Valle e di Sant’Andrea; nella prima viene condotta a spalla da 12 portatori l’immagine dell’Assunta, e nella seconda quella del Salvatore. Le due processioni si incrociano in località La Valle, dove le due immagini sono poste l’una di fronte all’altra.

Festa di San Benedetto,
20-22 marzo: tre giorni di festa in onore del patrono di Subiaco, con mostra mercato e corteo dalla via dei monasteri alla basilica di Sant’Andrea.

Viene dalla tradizione pastorale ju pappaciuccu, una pietanza con cavoli neri lessati e impastati con pizza di granturco e pane raffermo. I frascaregli sono gnocchetti di farina bianca che contendono il primato della bontà agli strozzapreti con salsa di pomodoro, aglio, olio, prezzemolo, peperoncino, alici, e alla polenta con sugo di pomodoro e spuntature di maiale.

Il subiachino è un biscotto a base di mandorla, a forma di rombo, ricoperto di glassa bianca, che si trova in ogni pasticceria, insieme con le ciambelle al vino, i tozzetti e le tisichelle. Nei monasteri di San Benedetto e di Santa Scolastica si vendono prodotti di erboristeria e artigianato.