Collalto Sabino
Nido d’aquila
Comune di collalto sabino
(Provincia di Rieti)
Altitudine
m. 980 s.l.m.
Abitanti
500
Patrono
San Gregorio, 3 settembre
info turismo
Ufficio Turistico, tel. 0765 98025 – orario 8-14
www.comunecollaltosabino.rieti.it
Il nome
Il gastaldato (amministrazione longobarda) di Collalto viene costituito nel secolo X. Il nome del villaggio deriva dalla sua collocazione sul colle omonimo (Collis Altus) e designa anche i suoi primi signori, o domini, che diedero origine alla baronia: i Collalto.
La storia
900 ca., risalgono a quest’epoca le prime notizie storiche di Collis Altus. Il borgo nasce quando, per effetto delle scorrerie saracene, le popolazioni della valle del Turano si ritirano sui rilievi montuosi. Collalto si forma intorno alla torre d’avvistamento, situata nel punto più alto del colle e diventata il maschio del Castello.
1297, Carlo d’Angiò cede Collalto, fino ad allora sotto la giurisdizione dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di Svevia, alla Curia Pontificia.
Sec. XV, il paese è diviso a metà tra il contado compreso nel Regno di Napoli e la baronia di proprietà dello Stato Pontificio.
Nel 1555 la baronia di Collalto è ancora un’isola giurisdizionale di confine tra il regno di Sicilia e lo Stato della chiesa.
1641, il feudatario Nicola Soderini cede il castello al cardinale Francesco Barberini, apportandogli migliorie e trasformandolo in residenza estiva.
1861, il 3 febbraio un esercito di borbonici, popolani e briganti saccheggia il borgo e il castello. Questo episodio, inserito nel fenomeno storico nazionale del brigantaggio e ampiamente documentato dalle cronache del tempo, è il prezzo che Collalto, terra di frontiera, paga per la sua decisione di aderire al giovane Regno d’Italia.
Un dipinto della fine del XVII secolo in palazzo Barberini a Roma mostra il ¬ borgo più o meno come si presenta oggi, cinto di mura e raccolto intorno al maestoso Castello.
Le case di pietra antica, le strade strette, i vicoli immersi in un silenzio irreale: il visitatore avverte forte il senso della storia e il mistero del tempo che si è fermato. Circondato dal verde dei suoi boschi, immerso in una sorta di sinfonia pastorale dove storia e natura offrono ancora sprazzi di vita autentica, Collalto ha come tutti i paesi di montagna – di montagna “vera”, a tinte forti, selvaggia e incontaminata – un quid difficilmente definibile che ne costituisce il fascino.
Sarà l’aria fresca, a volte quasi gelida, saranno i colori e i profumi intensi dei boschi, o gli interminabili orizzonti, o le pietre antiche delle case del borgo e del Castello: è come se, da un momento all’altro, in queste valli impervie dell’antica Sabina potesse ricomparire il dio Pan.
Il castello baronale (AL MOMENTO CHIUSO ALLE VISITE) , così come ci appare oggi dopo il restauro del secolo scorso e quello degli ultimi anni,riporta nell’impianto generale l’impronta della ristrutturazione operatadal barone Alfonso Soderini nella seconda metà del XVI secolo quando, oltre al palazzo, anche la rocca fu rimaneggiata per essere trasformata in fortezza d’artiglieria. La rocca conserva il suo aspetto sei-settecentesco (l’ultimo periodo di utilizzazione militare) articolandosi su una torre centrale quadrata e due torri angolari rotonde, e una serie di garitte, baluardi, postazioni. Attraverso scalinate si raccorda al palazzo baronale, la cui fronte principale si affaccia sull’abitato. All’interno del Castello c’è un ampio parco con l’antico pozzo, e sulla sommità il mastio, dal quale si gode un panorama a 360 gradi. Con occhi di sentinella, lo sguardo può spaziare dal Gran Sasso al Terminillo e alla Maiella. La maestà dei monti circostanti appare in tutta la sua luminosità al tramonto, quando si accendono le luci dei 34 paesini tutti visibili ad occhio nudo dagli spalti della fortezza. Risale al XV secolo la cinta muraria che racchiude le antiche case di pietra. Percorrendo a piedi gli stretti vicoli in selciato, si possono ammirare gli splendidi portali in pietra delle abitazioni, ritrovandosi immersi in un’atmosfera che riporta indietro nei secoli. Nel borgo sono da vedere la bella fontana ottagonale in piazza Vittorio Emanuele II, il palazzo Latini (XIII-XVII sec.), recentemente restaurato (AL MOMENTO CHIUSO), e all’interno del cimitero la chiesa parrocchiale di Santa Lucia, risalente all’XI secolo, dove è conservato uno splendido affresco del 1500.
Poco fuori dell’abitato, si trovano il convento di Santa Maria, con il bel portale del XV secolo e, a quota più bassa, le rovine di Montagliano, antico castello con circostante borgo, distrutto a più riprese tra il 1280 e il 1400. Percorrendo un sentiero turistico, ci si può inerpicare sul monte San Giovanni sulla cui sommità si trovano i resti di un’antica abbazia e di ficata su un preesistente tempio romano.
Un tumultuoso torrente scorre a valle, aprendosi il cam mino tra due pareti di roccia costituite dai contrafforti di Monte San Giovanni e Monte Cervia. Sulla riva c’è un vecchio mulino ora in disuso.
Passeggiate, trekking, sci nautico sul lago del Turano, pesca sportiva.
Le produzioni agroalimentari tipiche – ortaggi e frutta, miele, formaggi, insaccati, prosciutti seguono tutte il ciclo biologico. Collalto è inserito nel Parco Regionale del Monte Cervia e del Monte Navegna. Boschi e laghi, gole e torrenti costituiscono il suggestivo scenario del Parco, insieme alle opere dell’uomo che ne fanno da contrappunto: antichi borghi, ponti, mulini, eremi, rocche, casali, tratturi e carrarecce.
Nei boschi,maestosi faggi convivono con gli aceri, mentre più in basso è il regno di castagni e querce secolari. Il sottobosco è un colorato germogliare di ciclamini, primule, violette, narcisi, mentre tra le ombre e i chiaroscuri si aggirano ancora il lupo e il gatto selvatico.
– Gennaio, (17) Festa di S.Antonio, per tradizione la Famiglia Latini distribuisce alla popolazione piccole pagnotte di pane benedetto.
– Marzo, (25) Madonna dell’Annunziata, ogni anno una famiglia la prende in consegna.
– Giugno, Festa di S.Antonio.
Processione che parte dal piccolo santuario a P.za Immagine.
– Settembre, (3) S.Gregorio, Giornata Festiva per il Santo Patrono. Ogni anno una famiglia prende in consegna la statuetta.
– Ottobre, 1^ Sabato, Madonna Addolorata. 1^ Domenica, Madonna del Rosario. Processione per le vie del borgo.
– Dicembre, (13) si festeggia S.Lucia, ogni anno una famiglia prende in consegna la statuetta.
– 23 Giugno, Notte Romantica, in collaborazione con l’ass. Borghi più belli d’Italia e il Comune.
– Agosto : AESTAS, serate di musica (Borgo Sound), teatro, cinema e gastronomia.
– Dicembre : IL PAESE DI BABBO NATALE – Domeniche con mercatini di Artigiani che espongono nelle cantine del Borgo, gastronomia, divertimento per i bimbi e la presenza di Babbo Natale nella sua dimora.
Il menu è sterminato, la festa per il palato assicurata: ecco l’elenco. Polenta alla spianatora con spuntature di maiale. Frascarelli con gli sfrizzoli. Sagne olio, aglio e pomodoro. Gnocchetti di farina di grano e granturco. Strozzapreti. Cordicelle olio, aglio e pomodoro. Zuppe di fave, cicerchie e ceci. Minestra coi fasoi (fagioli). Fettuccine ai funghi porcini. Salsicce di cinghiale. Salsicce di fegato con scorza di arancia.
Salami, prosciutti e salsicce di maiale, che qui è ancora allevato con i metodi tradizionali. Pizza ‘nfranscata, cioè cotta sotto la brace. Tra i dolci, la nociata (noci tritate e miele tra due foglie di alloro), i ciammeglitti (ciambelline al vino), il serpentone, il pangialle, i mostaccioli, le pastarelle con le nocchie, le crostate con ogni tipo di marmellata: uva, mele cotogne, castagne, prugne, more, fichi.
La castagna, innanzitutto, frutto dei boschi. Ottimi anche miele e formaggi.