Civita
La città che muore 

Comune di civita
nel Comune di Bagnoregio
(Provincia di Viterbo)
Altitudine
m. 485 s.l.m.
Abitanti
3860 (8 nel borgo)

Patrono
San Bonaventura, 15 luglio
info turismo
Comune di Bagnoregio, tel. 0761 780815 – 760206 – fax 0761 780837
Pro Loco, tel. 0761 780833
Porta del Parco, tel. 0761 760053
www.comune.bagnoregio.vt.it
info@comune.bagnoregio.vt.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Balneum regis, “bagno del re”, è un toponimo di origine goto-longobarda che definisce una proprietà regia e compare per la prima volta nel 599-600 in una lettera di Papa Gregorio Magno al Vescovo di Chiusi Ecclesio. Non è esclusa la connessione con un complesso termale lì esistente, le cui acque secondo la leggenda (in realtà il toponimo è di due secoli precedente) avrebbero guarito le ferite del re longobardo Desiderio.

 

La storia

VI sec., si hanno le prime notizie certe su Balneum Regis (poi Bagnorea, quindi Bagnoregio), menzionata tra le sedi episcopali italiane. Dopo la caduta dell’Impero Romano, Bagnoregio cade sotto il dominio dei Goti e dei Longobardi, infine Carlo Magno la conferisce al Papato. Dopo la conquista franca si alternano al potere vari signorotti feudali tra cui i Monaldeschi, più tardi signori di Orvieto.
XII sec., Bagnoregio diventa libero Comune e conosce un periodo di prosperità e vivacità culturale. Pur attratto nell’orbita della vicina e potente Orvieto, riesce a mantenere una relativa autonomia.
1221, nasce a Bagnoregio San Bonaventura.
1348, un’epidemia di peste (quella narrata nel Decamerone da Boccaccio) riduce la cittadina l’ombra di se stessa: in una sola giornata si contano più di 500 morti.
1494, i bagnoresi riescono a distruggere la rocca dei Monaldeschi, liberandosi degli odiati tiranni. Nello stesso anno si oppongono all’entrata in città del re di Francia Carlo VIII, diretto a Napoli con il suo esercito. All’atto eroico non corrisponde la riconoscenza del Papa Alessandro VI Borgia, che due anni dopo abolisce le libertà comunali istituendo il regime dei cardinali-governatori, che sarebbe durato fino al 1612, anno in cui Bagnoregio passa sotto il controllo della Delegazione Apostolica di Viterbo.
1695, un terremoto, aggiungendosi all’opera distruttiva dell’erosione, reca ingenti danni all’abitato di Civita.
1794, un secondo terremoto fa crollare lo stretto ponte naturale che collega Civita alla borgata esterna di Rota.
La maggior parte degli abitanti abbandona il colle e si stabilisce a Rota, la contrada sorta nel XIII secolo e che oggi costituisce il centro storico di Bagnoregio.
1867, il primo violento scontro tra le milizie pontificie e i volontari garibaldini passa alla storia come “la battaglia di Bagnorea”.
1870, Bagnoregio entra a far parte del Regno d’Italia.

Il luogo fu etrusco ed è così pieno di mistero, di vestigia non ancora interpretate, di una vasta rete di cunicoli sotterranei, di un romantico senso di disfacimento, di sfarinamento che, anche in tempi recenti, le ipotesi sulle sue origini e sui suoi riti hanno portato alcuni ad individuarvi una delle possibili sedi del Fanum Voltumne, il santuario della nazione etrusca.

Il colle tufaceo su cui sorge Civita è minato alla base dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti e dall’azione delle piogge e del vento: si sta dunque sgretolando, lentamente ma inesorabilmente.
Il borgo, dove vivono ormai poche famiglie, sta franando, evaporando, si sta smarrendo: domani non sarà che un miraggio, come i sogni più belli, come Venezia, come tutto ciò che rivela la fragilità, l’impotenza umana.
La più bella e terribile definizione di Civita è del suo figlio Bonaventura Tecchi: “la città che muore”. Il destino quasi segnato del luogo, il paesaggio irreale dei calanchi argillosi che assediano il borgo, i loro colori tetri che contrastano con quelli dorati del tufo, fanno di Civita un luogo unico, solare e crepuscolare insieme, vivo o spettrale, a seconda dell’umore di chi la guarda dal precipizio del Belvedere, conclusione “aerea” del centro storico di Bagnoregio che inizia dalla splendida porta Albana.
Di fronte al Belvedere, collegata al mondo da un unico e stretto ponte di 300 metri, ecco Civita, appoggiata dolcemente su un cocuzzolo, col suo ciuffo di case medievali. Addentrandosi nell’abitato (si fa per dire: vi vivono poche persone), il primo importante monumento che si incontra è la porta Santa Maria, sormontata da una coppia di leoni che artigliano due teste umane, simbolo dei tiranni sconfitti dai bagnoresi. Più avanti la via Santa Maria si apre nella piazza principale, dove si può ammirare la romanica chiesa di San Donato rimaneggiata nel XVI secolo.
In essa sono custoditi uno stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco, della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino. I palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni si impongono nelle viuzze con le tipiche case basse con balconcini e scalette esterne dette “profferli”, tipiche dell’architettura viterbese del medioevo. A Bagnoregio meritano sicuramente una visita la rinascimentale porta Albana, il cui disegno è attribuito all’architetto Ippolito Scalza, il tempietto di San Bonaventura, a croce greca e a cupola, e la cattedrale di San Nicola. L’attuale tempio, ammodernato una prima volta nel 1606, ha subito varie modifiche. Tra le cose notevoli, una Bibbia del XII secolo in pergamena miniata, forse appartenuta a San Bonaventura, e la teca argentea a forma di braccio benedicente nella quale si conservano le reliquie del Santo.
Da vedere anche la chiesa romanico-gotica dell’Annunziata, affiancatada uno slanciato campanile del 1735 e ricca di opere pittoriche. Notevoli il chiostro realizzato nel 1524 su disegno dell’architetto Michele Sammicheli e il pozzo centrale del 1604, opera di Ippolito Scalza. Sul bordo orientale del Belvedere, dove c’era il convento francescano, è scavata nel tufo una grotta detta di San Bonaventura. Secondo la tradizione, qui il filosofo adolescente, sarebbe guarito dopo che la madre ebbe invocato Francesco d’Assisi, morto da poco (il 3 ottobre 1226).

Piaceri e Sapori

Sentieri per trekking e mountain bike lungo la Valle dei Calanchi, tennis e centro sportivo polivalente al coperto.

I dintorni di Bagnoregio sono molto interessanti: chi proviene da Viterbo per la strada provinciale Teverina si trova subito immerso nel verde dei boschi di querce di Carbonara (paradiso dei cercatori di funghi) e dei castagneti, mentre tutt’intorno allo sperone di tufo che accoglie Civita si trova il Parco dei Calanchi, costituito dai residui dei fenomeni erosivi. Su questo terreno di sabbie inerti non crescono alberi né arbusti: ne deriva pertanto un paesaggio irreale, dall’aspetto tetro e inospitale ma di forte impatto. Ma un po’ tutto il paesaggio della Tuscia è caratterizzato da questi plateaux di roccia vulcanica porosa e facilmente erodibile. Felci e muschi ammantano le rosse rocce di tufo che spesso nascondono gli ingressi di antichi sepolcri (etruschi, altomedievali) ormai dimenticati.

Palazzo Alemanni,
mostre e convegni, in particolare durante il periodo estivo, tel. 0761 780815

Museo Geologico e delle Frane

Museo delle Forre,
¬via Fidanza.

Museo Taruffi,
via Fidanza, dedicato al pilota Taruffi.

Venerdì Santo,
rievocazione storico-religiosa della Passione. Il Cristo quattrocentesco di legno dell’antica cattedrale di Civita ha braccia snodate ed è pertanto possibile staccarlo dalla croce. Il Venerdì Santo viene deposto su un catafalco e trasportato dalla cattedrale a Bagnoregio in una suggestiva processione in costumi d’epoca.
Nella vicina frazione di Vetriolo, si tiene una sacra rappresentazione della Passione con tableaux vivants. www.venerdisantovetriolo.it

Quartieri dell’Arte,
tra settembre e novembre, un viaggio nella drammaturgia contemporanea che fa tappa anche a Civita; la storica manifestazione, sostenuta dalla Regione Lazio e dal ministero dei Beni culturali, ha sede a Viterbo.

Passeggiata dei Calanchi,
1° maggio.

Convegno di studi bonaventuriani,
mese di giugno.

Palio della Tonna,
corsa di asini con fantini, prima domenica di giugno e seconda di settembre.

Festeggiamenti in onore di San Bonaventura,
Patrono della città, 15 luglio, e di Sant’Ildebrando, con fiera e fuochi pirotecnici, 22 agosto.

“Civit’Arte”, rassegna di teatro e
musica di rilevanza internazionale.

Presepe Vivente a Civita,
26 dicembre, 1 e 6 gennaio.

Le fettuccine condite con il sugo d’interiora di pollo.

Per chi ama insaccati e affettati in genere, questo è il paradiso: prosciutto, salsiccia, capocolli e lombetti, pancetta arrotolata con spezie e aromi, porchetta… Anche nei prodotti offerti al pubblico nelle macellerie, è garantita la lavorazione artigianale della carne suina.